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Articoli pubblicati dal dott. Tondi


01-2016 Rivista 231 (pdf consultabile)
RISK MANAGEMENT REGARDING ITALIAN SME's

03-2015 Rivista 231 (pdf consultabile)
BRIEF REFLECTIONS ON THE CRIME OF SELF-LAUNDERING

04-2013 Rivista 231 (pdf consultabile)
ENTI PUBBLICI ECONOMICI, ENTI STRUMENTALI DI ISTITUZIONI TERRITORIALI, SOCIETÀ PARTECIPATE DALLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: OBBLIGATORIO IL MOGC 231

01-2013 Rivista 231 (pdf consultabile)
IL REATO DI FALSE COMUNICAZIONI SOCIALI

02-2012 Rivista 231 (pdf consultabile)
I MODELLI DI "COMPLIANCE" NEL SETTORE DELLA FINANZA CONSUMER

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AREA FINANZIARIA

  • Valutazione di complessi aziendali

Valutare un’azienda significa attribuire un valore attuale al suo “capitale”, cioè a quell’ammontare di risorse che originariamente furono impegnate dagli azionisti per dar vita all’iniziativa imprenditoriale.

E’ stato autorevolmente osservato che “ … la valutazione d’azienda consiste nel ricorso a concetti, criteri e metodi atti ad esprimere una misura del capitale dotata nel più alto grado possibile delle seguenti caratteristiche: di razionalità, nel senso che essa deve derivare da un processo logico, chiaro e convincente, e come tale largamente condivisibile; di dimostrabilità, nel senso che deve essere possibile attribuire ai parametri e alle variabili che entrano nella formula, grandezze supportate da dati controllabili; di oggettività nel senso di eludere l’influsso disturbatore (e talvolta non disinteressato) di chi conduce la stima; di stabilità, nel senso di non subire variazioni continue per fatti contingenti o per mutamenti di opinione, in altri termini solo la creazione di nuovo valore o la distruzione di valore preesistente dovrebbe influenzare il risultato della stima … ” | Luigi Guatri, Milano, Università Bocconi |.

Ci sentiamo altrettanto autorevolmente di aggiungere che il processo estimativo di cui trattasi, a prescindere dalle tecniche e metodologie valutative concretamente utilizzate ed in relazione al settore in cui l’impresa opera e del maggiore o minore rilievo strategico assunto dalle cosiddette “intangible assets”, cioè quelle risorse non valorizzate nei suoi bilanci ma che pur tuttavia ne costituiscono un fondamentale “vettore di vantaggio competitivo”, come i marchi, l’avviamento, le ricerche in corso di perfezionamento, il know-how raggiunto nei processi produttivi e distributivi … ecc..., il più delle volte debba tener conto non tanto dei dati quantitativi e “numerari” che hanno contraddistinto le serie storiche dei prospetti di sintesi con cui essa impresa si è presentata ai propri “stakeolders”, quanto piuttosto dei rendimenti attesi circa il volume di risorse che dalla stessa sarà “ingaggiato” negli anni venturi, dei ritmi di erosione dei vantaggi competitivi raggiunti, delle coscienti innovazioni di prodotto/processo che dovranno essere introdotte nel business per impedirne e/o mitigarne gli effetti e delle “opzioni” di rinnovo selettivo, crescita o abbandono del business al termine dell’orizzonte di valutazione preso a base di commisurazione dei valori.

Come è agevole rilevare siamo di fronte ad un evento non semplice, vieppiù ritagliato in due fondamentali ambiti operativi e conoscitivi:

  1. alienazione/conferimento del coacervo di “assets” e/o valutazione di pacchetti azionari in occasione di operazioni di finanza straordinaria, quali cessioni, conferimenti, fusioni, scissioni di azienda, scorpori di rami d’azienda, locazioni finanziarie e non di aziende e/o singoli rami, ed interventi sul capitale in occasione delle operazione di emissioni di azioni con sovrapprezzo ed emissione di prestiti obbligazionari convertibili;
  2. valutazione dell’impatto strategico dipanatosi intorno alle possibili alternative di conduzione del business, che possono spaziare dallo sviluppo dell’intera A.S.A. (Area Strategica di Affari) alla preferenza verso il contenimento selettivo di attività nell’ambito gravitazionale del  “core business” e contestuale alienazione di attività non più considerate strettamente necessarie al suo divenire, fino a giungere all’estrema alternativa di massimo sfruttamento attuale del business e successivo suo programmato abbandono.

Il Nostro apporto andrà a sviscerarsi sul sentiero delle reali esigenze conoscitive dell’imprenditore e sarà intonato alla massima trasparenza, logica, razionalità ed asetticità dei parametri valutativi recepiti, ragionevolmente desunti in parte dai rendimenti storici dell’impresa, opportunamente depurati dagli effetti distorsivi generati dal processo inflazionistico e dall’adozione dei principi contabili, ed in parte dalle attese di remuneratività futura del capitale azionario, nonchè degli algoritmi e metodologie di calcolo vantaggiosamente e diversamente selezionati in relazione alle suddette esigenze.

Ciò che consegneremo all’imprenditore, tuttavia, in sintonia con la Nostra deontologia professionale e formazione scientifica, sarà ancor di più un “valore” del capitale della sua azienda che racchiuda e soddisfi quanto più possibile le aspettative e le attese degli investitori, siano essi azionisti e/o terzi finanziatori, e dei potenziali acquirenti, in qualunque forma tali operazioni di acquisizione si potranno realmente manifestare.

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